una produzione di Ravenna Festival
in coproduzione con Diablogues
e in collaborazione con Dipartimento di Studi Italiani della Brown University, Rhode Island Centro per le Iniziative Digitali della Biblioteca della Brown University

Federica Iacobelli testi
Luisa Cottifogli e Gianni Pirollo musiche
Luisa Cottifogli, Lenine, Pixinguinha, Sting canzoni
Gabriele Bombardini arrangiamenti
Stefano Randisi e Enzo Vetrano regia

Luisa Cottifogli voce cantata e recitata
Gabriele Mirabassi clarinetto
Gianni Pirollo clarinetto e pianoforte
Gabriele Bombardini chitarre
Enrico Guerzoni violoncello
Cristian Capiozzo batteria e percussioni




  f/Andrea Bernabini

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  f/Nicola Strocchi
luisaCottifogli

../ Anita dei due mondi
assolo per Ana Maria de Jesus Ribeiro ovvero Anita Garibaldi

«… È della terra, la sposa del marinaio.
Ma la sposa dell’eroe viene dal mare.  
È della terra, la sposa del marinaio.
Ma se è un eroe, lo aspetta ritornare.
È della terra, la sposa del marinaio.
Ma se due del mare s’incontrano,
 sono due eroi , sono due eroi…»

Siamo sul luogo in cui Giuseppe Garibaldi lasciò la moglie Anita sul giaciglio che ne raccolse l’ultimo respiro. Era l’agosto del 1849, e Anita aspettava un figlio, già il quinto della sua giovane vita vissuta tra due sponde: tra il Sud America e l’Europa, tra Laguna di Brasile e Mandriole di Romagna, tra la natura e la cultura, il femminile e il maschile, il sentire e il capire, il movimento e l’attesa, la libertà e l’amore.

In quel luogo, oggi, corpo e voce, in quegli attimi finali e quindi eterni, Luisa Cottifogli incontra Anita. Grande interprete, musicista e cantante tornata a essere attrice per Anita, Luisa incontra la memoria e la vitalità di una donna che fu, insieme, tante donne e tanti uomini: dalla bambina cresciuta come un bambino a Laguna, in Brasile, selvaggia e innamorata di suo padre, al primo matrimonio a quattordici anni, una violenza mai accettata; dall’incontro con José Garibaldi, la scoperta, l’amore, la passione, alle guerre per il Sud America combattute insieme fianco a fianco, alle attese di madre, all’attesa di moglie, inquieta, gelosa, e poi di nuovo alla guerra nell’ultimo anno, in Italia, fino alla fuga che si ferma in Romagna, in un’altra laguna, dove aspettando la morte si condensa tutta una memoria.

Anita dei due mondi è un assolo, eppure ha più di una voce. C’è la voce di Luisa che canta e c’è quella di Anita, da Luisa evocata a parole come una memoria che riempie se stessa e ci riempie. C’è la voce del coro, delle donne di ieri e di oggi e di sempre, che come tante Anita portano con sé lontani echi di donne dell’antica tragedia, o di leggende popolari tramandate per bocca di madri, di figlie, di nonne. C’è la voce dei musicisti, che è sempre musica o ritmo, ma è voce, non solo strumenti. E c’è infine la voce del vecchio, ovvero del “panorama”, visione lontana che richiama le gesta dell’eroe, sempre assente.

E’ il Panorama Garibaldi, al quale Anita dei due mondi chiede a prestito sequenze di scene digitalizzate e proiettate, è il reperto di una forma di arte popolare e di pubblico intrattenimento che ebbe larga diffusione nel secolo diciannovesimo prima dell’avvento del cinema. Si tratta di un rotolo cartaceo di circa ottantaquattro metri di lunghezza e un metro e mezzo di altezza, dipinto su entrambi i lati. Esso illustra la vita e le imprese di Giuseppe Garibaldi ed è ora depositato presso la biblioteca della Brown University di Providence, Rhode Island, Stati Uniti, dove è stato restaurato e riprodotto digitalmente a cura del Prof. Massimo Riva.
Così, tra un panorama e una canzone, un racconto, una memoria e una visione, Anita dei due mondi diviene spazio-tempo in cui la musica è una tessitura tra le arti. L’arte del teatro di Stefano Randisi e Enzo Vetrano, grandi registi e attori del teatro italiano, che trasformano in corpo e azione una drammaturgia fatta di monologhi e di canzoni, di ricordi o pensieri o di pure emozioni, lasciandola andare in quel fluire costante che è la vita. Ci sono le musiche di scena di Luisa Cottifogli e di Gianni Pirollo, a volte passaggio tra due sentimenti e due mondi, a volte invece onda o respiro sotto il sentimento di un racconto. Ci sono le canzoni: quelle scritte da Luisa in italiano o su una stornella romagnola, quelle di Lenine in brasiliano, la splendida Rosa di Pixinguinha, Fragile di Sting cantata in spagnolo e in portoghese… ogni canzone ha una lingua diversa, anzi arriva da una sponda diversa, ma tutte sono tessute insieme nella tela del testo di Federica Iacobelli, ora a romperne un tono, ora a fermarne un gesto, o un momento, ora a percorrerne ancora più a fondo un’emozione.
In Anita dei due mondi Ana Maria de Jesus Ribeiro - eroe anche lei, perché sempre al fianco di Garibaldi con coraggio nel silenzio o nel dolore o nella lunga solitudine d’amore - non è evocata, ma piuttosto raccontata, non è divulgata, ma sentita: da un’altra donna, da un’altra voce, da altre voci, a un incrocio dei venti vicino al mare, nella Romagna di ieri. E di oggi.


Anita dei due mondi - Luisa Cottifogli

«…Fu la sera del quattro di agosto
 alle otto.
Ma il silenzio non durò molto a lungo
perché vennero i cani
che volevano sbranare il suo corpo
sbranarlo
come la nostra terra.
Fu per poco
ma fu premonizione  
un preludio del dopo
di quando la terra in Romagna  
sarebbe stata sbranata
davvero
dalle fabbriche, le costruzioni,  
il porto e il petrolio,  
il fuoco e le fiamme, ma sporche,
e il mare da dove veniva l’eroe  
da dove veniva la sposa  
il mare sempre più lontano
come una cosa preziosa  
una cosa perduta  
che però se la guardi  
è speranza.»

Press

Un Ravenna Festival partito con le migliori carte, con la bravissima Luisa Cottifogli (…)
La voce della Cottifogli si alza potente, strepitosa, accompagnata da un gruppo di ottimi musicisti (…)
Alle sue spalle, le vicende dell’eroe dei due mondi sono raccontate da un video con il “Panorama Garibaldi”(…) che qui diventa solo una figurina ritagliata, perché l’interprete è lei, Anita. A raccontare le gesta dell’eroe la voce di un vecchio, il bravo Enzo Vetrano, che insieme a Stefano Randisi si è occupato anche della regia.
Qualche goccia isolata di pioggia cade sul pubblico, che resta inchiodato alle sedie, affascinato dal racconto(…)
Cottifogli canta l’unica canzone in dialetto romagnolo della serata, una insereneda: si sposta in una nicchia delle mura e resta sola, illuminata, come ad una finestra. E la sua voce si stacca piena, fa venire i brividi (…)
Pioggia scongiurata, il pubblico si alza entusiasta e tributa un grande applauso a tutti gli interpreti e i musicisti.

www.ravennanotizie.it, Stazio

Uno spettacolo a metà fra il concerto e il teatro con recitati intensi e vibranti, atmosfere a tratti sognanti, e il mare, a pochi passi, filo conduttore della vicenda, per una splendida rappresentazione.

Francesco Farinelli Il Resto del Carlino